Alberto ha conseguito una laurea sottraendosi al ciclo ferreo di lavorazione dell’educazione operaia, che avrebbe previsto per lui -figlio delle officine- militanza calcistica, istituto professionale (o, al più, istituto tecnico industriale) e doppio turno alle acciaierie. “Laureato proletario in fuga dai contratti a chiamata italiani”, è finito nel Regno Unito ad ingrossare le fila dei giovani espatriati e tecnologici, forse non così diversi dai disperati e immigrati; in cerca di opportunità, in maniera forse non molto differente da chi scappa dalla miseria. La precarietà di un mondo nuovo che si credeva pieno di opportunità, di un mondo divenuto fluido, al di qua come al di là della Manica, in cui non esiste più la società ma solo gli individui, lo riporta a casa, a Piombino, dove l’altoforno ha smesso di sbuffare e i binari ferroviari lunghi 108 metri non si producono più. Ora è pronto a scrivere la storia della working class in cui è nato e dei suoi dieci comandamenti, proteina di un codice che può rompere le catene schiaviste della sopraffazione.

Il libro è un racconto autobiografico della lotta tra gli spossessati e i quattrinai, narrato dai piani bassi della vita; un esercizio di sociologia della classe dei lavoratori cui l’autore dice di essere stato preparato sin da piccolo.

Paola Borgna