«Il compito primario della Biennale è quello di mantenere ben aperto, nel frastuono dei molteplici mezzi di comunicazione e di persuasione, il varco necessario ad artisti e architetti perché possano conquistare la nostra attenzione e stabilire un dialogo non distratto con chi osserva o ascolta, in un clima di apertura e libertà»


    La storia di come la Biennale di Venezia si è fatta impresa


Il Giardino e l'Arsenale sono i due luoghi espositivi della Biennale di Venezia, ma sono anche le due metafore attraverso le quali Paolo Baratta ripercorre due secoli della Biennale di Venezia: il giardino è il luogo del rinnovamento, dove le cose appassiscono e rinascono, simboleggia l'attenzione all'innovazione artistica; l'arsenale è il luogo della stabilità, simbolo dell'istituzione che conserva la memoria. Oggetto della pagine più interessanti del libro sono, in particolare, gli ultimi decenni in cui l'istituzione ha smesso i panni di esposizione universale delle arti, per diventare, con il nuovo assetto statutario, a pieno titolo un ente imprenditore di cultura.

Questa trasformazione è stata resa possibile grazie alla riforma dell’ente del 1998, avviata proprio da Baratta. L’arrivo di Paolo Baratta alla Biennale avvenne in seguito all’incontro casuale con il ministro Veltroni a Venezia, nella primavera del 1998. Pochi giorni dopo, la telefonata del ministro per proporgli la presidenza, che Baratta accettò proprio perché intravedeva i nuovi spazi di autonomia che la riforma lasciava, con il nuovo assetto di tipo societario.

Lo stesso Baratta promosse il rinnovamento degli edifici e degli spazi aperti dei Giardini, e la scoperta dell’Arsenale che costituisco il tratto principale di riforma urbana della Biennale degli ultimi decenni.


    Biennale di Venezia: un modello per le istituzioni culturali italiane


Nella pagine de Il Giardino e l'Arsenale si possono trovare racconti inediti di incontri con i massimi artisti della scena internazionale, ma anche uno sguardo al futuro: Baratto propone infatti la Biennale come modello per altre istituzioni culturali italiane e per la stessa città di Venezia, alla disperata ricerca di un progetto alternativo all'overdose turistica che la sta soffocando. La prima parte del libro racconta la storia della Biennale prima di Baratta, la seconda comincia con la riforma voluta nel 1998 dall’allora ministro dei Beni Culturali Walter Veltroni che le diede forma privatistica pur mantenendola in mani pubbliche, e la trasformò in Società di Cultura.

Ricco di contestualizzazioni e approfondimenti il volume ci consegna un pezzo di storia d’Italia, nel quale l’autore svolge il ruolo di protagonista di un cambiamento cruciale della forma dell’istituzione Biennale: la trasformazione in un soggetto pubblico che opera come un’impresa.


    L'intervista di Alberto Sinigaglia durante la proclamazione del Premio Speciale


Proprio di questo progetto ha parlato Baratta durante l'intervista del 22 giungo, in occasione della proclamazione del Premio Speciale della Giuria 2022. Tema centrale della breve conversazione con Alberto Sinigaglia la sinergia tra iniziativa privata e istituzione pubblica che ha fatto la fortuna della Biennale negli ultimi 25 anni, trasformandola in un soggetto pubblico retto dal diritto privato. Un esperimento vincente in cui l'istituzione pubblica mutua le caratteristiche di un'intrapresa: i suoi risultati non si misurano solo in termini di moneta, gli obiettivi non sono solo quelli di bilancio, ma risiedono nel coraggio e nella capacità di assumersi dei rischi, così da diventare “un’impresa della conoscenza e della consapevolezza”.


La potete rivedere integralmente qui:




    Paolo Baratta, un economista al servizio della cosa pubblica


Paolo Baratta, laureato in Ingegneria al Politecnico di Milano e in Economia a Cambridge, vanta una lunga serie di incarichi nel settore pubblico e privato. Più volte ministro tecnico alla guida di vari dicasteri – nel primo governo Amato per il riordinamento delle Partecipazioni statali, poi del Commercio con l’estero nel governo Ciampi, dei Lavori pubblici e dell’Ambiente nel governo Dini -, è stato presidente della Biennale di Venezia dal 1998 al 2001 e dal 2008 al 2020.

Baratta è stato la prima figura manageriale italiana a cui è stata affidata la guida di un'istituzione creativo-artistica. Questo “economista pubblico”, ha svolto in questo senso un incarico storico, che formalmente è consisto nel mettere in atto la riforma dell’ente legiferata nel 1998, ma che in sostanza è stato un grande esperimento amministrativo-istituzionale che ha avuto numerose emulazioni.


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