per la recensione del volume
di Claudia Bianchi
Se, come affermava Austin, “ogni dire è anche un fare”, Claudia Bianchi impiega gli strumenti della filosofia del linguaggio per illuminare il sentiero su una materia scottante ma dal profilo ancora sfuggente. La contemporaneità ingombrante del tema è qui spogliata di ogni sensazionalismo e ricondotta a contorni e contesti precisi: quello che Hate Speech ci restituisce, con il rigore dell’attitudine scientifica e la chiarezza della prosa divulgativa, è un quadro ampio e stratificato che indaga la dimensione performativa dell’odio verbale, rintracciando le sue radici e i suoi effetti a partire da una analisi pragmatica degli atti linguistici, condotta con l’applicazione sistematica della tassonomia austiniana. Nell’ottica di “fare cose con le parole”, il linguaggio d’odio ha infatti implicazioni concrete: opera distorsioni e si fa propagatore di abusi, legittima pratiche discriminatorie e riduce le categorie marginalizzate a un’effettiva impossibilità di esprimersi. Se la linguistica stessa ci invita a interrogarci sulla responsabilità individuale e sociale della comunicazione, Bianchi non si limita a registrare il dispiegarsi dell’ingiustizia discorsiva e la fenomenologia dell’insulto online, ma propone soluzioni di cui valutare l’efficacia. In questo senso, il rovesciamento della violenza verbale può passare solo attraverso un comune risveglio di solidarietà, dove sono gli astanti a fare la differenza, in una rivendicazione quotidiana che proceda non tanto nella direzione di silenziare, quanto di allargare le maglie del dicibile, insistendo su narrazioni creative e alternative. Per quanto affilate possano essere le parole, non sono solo gli odiatori seriali a tenerne in mano la lama: strategie come le riformulazione empatica, l’ironia e la riappropriazione degli epiteti denigratori diventano allora forme di resistenza collettiva, perché ciascuno di noi può agire sulla realtà, ricorrendo allo stesso potenziale del linguaggio, ma per scrivere una storia diversa.
MOTIVAZIONE DEL PREMIO
Per l’analisi approfondita e ricca di spunti critici che esalta il testo, evidenziandone l’efficacia
dei contenuti etico-sociali.