Parlare con orgoglio di fabbriche, in un'epoca in cui un certo tipo di capitalismo mostra i suoi limiti, potrebbe sembrare un'operazione di controtendenza, forse anche un po' provocatoria, se si considera la grave crisi che stiamo attraversando. La brillante e appassionata analisi di Antonio Calabrò dimostra che non bisogna accettare ciò che comunemente (ed erroneamente) si discute intorno al capitalismo: la speculazione affaristica, il predominio esclusivo del valore economico, lo strapotere della finanza. Significa semplicemente riportare al centro del discorso economico un'idea di fabbrica sapientemente impostata su criteri di eccellenza e di innovazione, sui rapporti con il territorio in cui l'industria, appunto, soddisfa bisogni e crea benessere. Pur registrando il tramonto del mito della grande fabbrica a vantaggio di quel modello che viene definito il "quarto capitalismo" (le imprese medie e medio-grandi, le cosiddette "multinazionali tascabili", in cui qualità , innovazione, flessibilità e competitività internazionale rappresentano valori guida), Calabrò non smette di credere nella modernità dell'industria manifatturiera, nei suoi programmi più ambiziosi, primo fra tutti quello di esaltare l'intelligenza dell'uomo e la sua vocazione creativa.
Giuseppe Lupo
© Copyright 2025 Città Studi S.p.A - P.iva 01491490023
Company Info |
Privacy Policy |
Cookie Policy |
Preferenze Cookie