Vincitore edizione 2010

Opera:
Orgoglio industriale
Casa editrice:
Mondadori
Opera

Per molti anni abbiamo sentito parlare di "declino dell'industria" e di "primato dei servizi", come se le uniche risorse in grado di garantire un futuro all'Italia fossero offerte dalla finanza, dall'hi-tech, dal turismo o dalla genialità di qualche stilista: un Paese di moda, banche e grand hotel. Addio fabbriche, addio "anima meccanica" che ci aveva accompagnato negli anni del boom economico. Adesso, però, nel ciclone della più profonda crisi economica internazionale del dopoguerra, ci accorgiamo con sorpresa che, nonostante tutto, il punto di forza della nostra economia resta proprio la manifattura. Antonio Calabrò ci racconta con semplicità e chiarezza che l'Italia rimane un grande Paese industriale, il secondo d'Europa. E in un viaggio alla scoperta della parte più vitale dell'imprenditoria italiana, mette in luce dati, fatti e personaggi, spiegando come considerare con occhi nuovi un settore della nostra economia che tanto spesso è stato sottovalutato. L'industria media e medio-grande, protagonista del cosiddetto "quarto capitalismo", è un esercito di 4600 aziende all'avanguardia sul piano dell'innovazione, in grado di conquistare la leadership su tutti i mercati internazionali. Si tratta di imprese che creano occupazione e sviluppo, cardine di un tessuto produttivo diffuso di centinaia di migliaia di piccole aziende, dinamiche, spesso finanziariamente solide, aperte al mondo che cambia. Società snelle, flessibili, pronte a fare "industria su misura del cliente" come vere e proprie "sartorie" della manifattura, "multinazionali tascabili" nate e cresciute come "progetto di vita", talvolta dall'intuizione di un operaio intraprendente e geniale, e diventate nel tempo il principale motore di competitività per tutto il sistema Paese.
Rifiutando i facili ottimismi, Calabrò non perde mai di vista la grave crisi che stiamo attraversando. Ma ci mostra, in una prospettiva storica di grande respiro, che l'industria italiana è tornata di attualità. Anzi, più esattamente, non se ne è mai andata: ha solo cambiato forma, dimensioni e stile. E sa cogliere il segno dei tempi, investendo su qualità, ricerca, sostenibilità ambientale e sociale. Un'industria già dentro il cuore della green economy. Solo puntando davvero su questa cultura del "fare, e fare bene" troveremo la strada per uscire dalla tempesta degli anni bui.




Giudizio della Giuria

 Parlare con orgoglio di fabbriche, in un'epoca in cui un certo tipo di capitalismo mostra i suoi limiti, potrebbe sembrare un'operazione di controtendenza, forse anche un po' provocatoria, se si considera la grave crisi che stiamo attraversando. La brillante e appassionata analisi di Antonio Calabrò dimostra che non bisogna accettare ciò che comunemente (ed erroneamente) si discute intorno al capitalismo: la speculazione affaristica, il predominio esclusivo del valore economico, lo strapotere della finanza. Significa semplicemente riportare al centro del discorso economico un'idea di fabbrica sapientemente impostata su criteri di eccellenza e di innovazione, sui rapporti con il territorio in cui l'industria, appunto, soddisfa bisogni e crea benessere. Pur registrando il tramonto del mito della grande fabbrica a vantaggio di quel modello che viene definito il "quarto capitalismo" (le imprese medie e medio-grandi, le cosiddette "multinazionali tascabili", in cui qualità, innovazione, flessibilità e competitività internazionale rappresentano valori guida), Calabrò non smette di credere nella modernità dell'industria manifatturiera, nei suoi programmi più ambiziosi, primo fra tutti quello di esaltare l'intelligenza dell'uomo e la sua vocazione creativa.
 

Giuseppe Lupo

Autore

Antonio Calabrò

Antonio Calabrò è nato a Patti (Messina) nel 1950. Vive e lavora a Milano. È direttore Affari istituzionali e Relazioni esterne del gruppo Pirelli e amministratore delegato di Pirelli Cultura. Ha diretto l'agenzia di stampa Apcom ed è stato editorialista economico de «La 7». È stato inoltre direttore editoriale del gruppo «Il Sole-24 Ore» e vicedirettore del quotidiano. Ha lavorato a «la Repubblica», «Il Mondo» e «L'Ora» e ha diretto il settimanale «Lettera Finanziaria» e il mensile «Ventiquattro». Insegna all'Università Bocconi e all'Università Cattolica di Milano. Tra le sue pubblicazioni: Da via Stalingrado a Piazza Affari. Storia dell'Unipol (1988), La morte ha fatto cento (1996), Dissensi (2002), Agnelli, una storia italiana (2004), Intervista ai capitalisti (2005). Inoltre, ha curato le raccolte di saggi: L'alba della Sicilia (1996), Un viaggio imperfetto (1999), Frontiere (2000), Il capitale (2001),  Mercati (2002).

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