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«Non ci sono soldi» è lo slogan più ripetuto nel libro, che accompagna il lettore per un quarantennio di storia italiana, dagli anni Settanta fino alle soglie del Duemila. Più che una semplice espressione familiare, la frase riassume il senso di una precarietà  latente, ma anche il punto di partenza e di approdo di un itinerario dentro la fine di un secolo che ha significato il passaggio verso una civiltà  che, pur manifestandosi con segni nuovi, conserva i caratteri atavici della fatica e della rinuncia, comprese le contraddizioni che indicano nel tema del lavoro il senso dell’ordine e del progresso. Autobiografico e autoironico, un po’ bildungsroman e un po’ saga familiare, incalzante nel ritmo narrativo e avventuroso nel succedersi rocambolesco delle numerose attività  professionali, “Works” non è soltanto il ritratto di una regione dedita alla religione del lavoro (il Nordest), ma anche la spregiudicata testimonianza di un’Italia complicata e smarrita, divisa essere e dover essere, perennemente in fuga dai propri fallimenti e dalle proprie debolezze.

Giuseppe Lupo

Vitaliano Trevisan | Premio Biella Letteratura Industria
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