Si può essere calabresi e antimeridionali allo stesso tempo, operai e fascisti, meschini e sognatori? Pasquale Benassìa è la risposta a questa domanda. Grasso, furioso e con una sigaretta perennemente tra le labbra, proviene da una famiglia di umili pastori ma ha il massimo disprezzo della povertà e del Sud, “terra di mendicanti, miserabili e vigliacchi”. Negli anni Settanta decide di tentare una sorte migliore emigrando a Torino, dove entra nella catena di montaggio della Fiat. Si sottopone alla disciplina della fabbrica, inizia a studiare filosofia e si fidanza con una maestrina di Rivoli, pensando così di inserirsi in un contesto civilizzato. Una notte, però, alla fine del turno, incontra casualmente una giovane ragazza siciliana – di una bellezza feroce e spudorata – con la quale finisce a letto in una pensione. La stessa cosa avviene la notte successiva. La terza notte, invece, la ragazza non si fa trovare, e da quel momento per Pasquale inizia un incubo inspiegabile. Inseguito da una banda di malviventi che lo vuole ammazzare, è costretto a scontare la più terribile delle pene: il ritorno a casa sua, in Calabria. Ma il mondo è troppo piccolo per nascondersi, e quando qualcuno ti cerca sul serio, prima o poi ti trova.
Andrea Di Consoli indaga non soltanto la storia di un personaggio irripetibile, istintivo, tumultuoso, che rifiuta di essere figlio del proprio tempo; attraverso la sua vicenda racconta l’oscura malattia di un’Italia, oggi come quarant’anni fa, insoddisfatta e aggressiva, umorale e fiera. Un Paese che vive secondo regole crudeli e spesso insensate – della terra, della famiglia, dell’amore, della fabbrica – regole che non ha scelto eppure non potrà mai rinnegare.
Pasquale Benassia, protagonista del romanzo di Andrea Di Consoli, è un operaio calabrese, inurbato nella Torino degli anni Settanta. È un personaggio anacronistico (si professa fascista in un ambiente ad alto potenziale marxista), crede nella civiltà del lavoro, ma ha un atteggiamento polemico nei confronti delle istituzioni. Il germe della follia, figlia non tanto dell’alienazione industriale quanto di una rabbiosa rincorsa verso un’antica, corale, biblica moralità, presagita e improvvisamente perduta, marchia per sempre l’esperienza di questo giovane emigrato, il suo vacuo filosofare contro il capitalismo e contro il comunismo, il suo atteggiarsi a contestatore dei luoghi dove vive, la Torino industriale o la Calabria malavitosa, di cui ha smarrito le coordinate. Scritto in una lingua epica e nervosa, in uno stile d’intonazione barbarica e furiosa, il romanzo fotografa una condizione operaia che mostra forti segni di attualità.
Giuseppe Lupo
Andrea Di Consoli (Zurigo 1976), di origini lucane, vive a Roma. Con Rizzoli ha pubblicato i romanzi Il padre degli animali (2007) e La curva della notte (2008).