Gli esseri umani sono diventati da tempo gli usurpatori del pianeta Terra. Questo dato di fatto viene definito Antropocene, ed è considerata la nuova – l’ultima ? – era geologica. Secondo Marco Armieri il dominio dell’uomo si sta trasformando in una possibile arma letale, poiché il possesso della Terra e dei suoi beni prossimi all’estinzione ha prodotto un’era geologica interna e complementare, il Wasteocene, cioè quella overdose di persone, comunità , luoghi e oggetti di scarto che costituiscono la discarica globale nella quale sempre più ci troviamo a convivere. Si tratta di una violenza lenta e per ora inesorabile, che avvelena il pianeta e i suoi abitanti, mentre le proteste per questo stato di cose sembra non sfiorare i governi, che – come sottolinea Naomi Klein – “sfruttano la logica capitalistica dei disastri quale meccanismo per ricavare profitto dalle crisi estreme, sperimentando forme avanzate di repressione e autoprotezione”. L’era degli scarti è un passaggio ancora a vuoto, e appare inesorabile nella sua asfissiante e spesso letale invadenza. Il possibile transito verso un periodo di de-contaminazione sembra oggi l’utopia su cui riflettere, se siamo ancora in tempo.
Sergio Pent
Marco Armiero è dirigente di ricerca presso l'Istituto di Studi sul Mediterraneo del Consiglio Nazionale delle Ricerche e direttore dell'Environmental Humanities Laboratory del KTH di Stoccolma. Ha svolto attività di ricerca presso la Yale University, la University of California, Berkeley, e la Stanford University. È stato Marie Curie fellow presso la Università Autonoma di Barcellona e Visiting Researcher al Centro di Studi Sociali dell'Università di Coimbra. È stato nominato Barron Visiting Professor di environmental humanities presso la Princeton University. Per Einaudi ha pubblicato Le montagne della patria (2013). Dal 2019 è il presidente della European Society for Environmental History.