“Sono ingegnere, ho fatto male il liceo, bene la scuola di ingegneria, ho fatto due volte l’operaio per guadagnare e mangiare. Sono stato poi impiegato, dirigente e ora sono imprenditore”. Poche parole, e Giovanni Enriques ha dettato la sua autobiografia. Tutte le tappe di quella vita esemplare di homo faber e poeticus sono ora ripercorse passo dopo passo, e con rigore e scioltezza narrativa, in questo libro di Sandro Gerbi. Doveva, lo storico, dissodare “un terreno praticamente inesplorato”, e ha interrogato archivi, biblioteche, fondazioni, epistolari, testimonianze orali e album fotografici, senza escludere “il disordine delle carte personali”. Dai poemetti epitalamici per il fidanzamento dei genitori ai ricordi di prima infanzia, i voti a scuola, i nomi dei professori e dei compagni di classe, gli itinerari delle gite in montagna con i nomi dei capicordata, gli anni dell’università , il primo impiego, la fulminea carriera, il vulcanico percorso, con le sue vittorie e i suoi incidenti, le soddisfazioni, le amarezze. Nel suo modo di vedere, Giovanni Enriques era convinto che “se vogliamo che tutto cambi, occorre procedere per gradi”. Dove “per gradi”, non significa a passi trattenuti. A 25 anni il suo primo impiego alla Olivetti (come operaio, nelle officine e nei montaggi) a 31 anni è direttore dell’Ufficio Esteri, poi direttore generale, e poi ancora alla guida dell’Ispoa, da aggiungersi alla triplice consulenza all’Imi, alle presidenze della Zanichelli, della Fabbrica di penne Aurora, dell’Editoriale Aurora Zanichelli (AZ) da lui fondata, e alla sua attiva presenza ai vertici direttivi della Confindustria, del Touring Club Italiano, della Società Italiana degli Autori ed Editori (SIAE), dell’Associazione Italiana Editori (AIE). Senza trascurare l’amata montagna né un’intensa vita di relazione, dialogando alla pari con i massimi vertici economici e politici del Paese. “Inoltrarsi per innovare” era il suo motto. Innoverà la Olivetti (raddoppiati i dipendenti e resa la prima in Europa), la Zanichelli aprendola sempre più alla cultura internazionale, rivoluzionerà con la Parabola d’Oro l”˜attività turistica riproponendola nell'intrinseca fisionomia dell'attività industriale. Una biografia costata a Gerbi “una fatica improba”. Premiata, però, da “grandi soddisfazioni” nella consapevolezza di avere indicato un modello per una futura civiltà dell’impresa, e raffigurato, come nella lettura di Montale, “Il paradigma dell’uomo che non vuole essere lupo fra gli altri lupi”.
Pier Francesco Gasparetto
Sandro Gerbi (Lima, 1943), storico e giornalista, nell’ultimo decennio ha pubblicato i seguenti volumi: Raffaele Mattioli e il filosofo domato (2002); insieme a Raffaele Liucci, la biografia in due volumi di Indro Montanelli (2006 e 2009); Mattioli e Cuccia. Due banchieri del Novecento (2011). Nel 2012 Hoepli ha proposto una nuova edizione, riveduta e corretta, del primo libro (1999) di Gerbi, Tempi di malafede. Guido Piovene ed Eugenio Colorni. L’autore ha inoltre curato vari volumi del padre, Antonello Gerbi, tra cui La disputa del Nuovo Mondo. Negli ultimi vent’anni ha collaborato alle pagine culturali della «Stampa», del «Sole 24 Ore» e del «Corriere della Sera».